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venerdì 21 settembre 2012

- Un Modulo non fa Primavera: le colpe di Allegri

Da ormai diversi giorni siamo bombardati a destra e a manca sulle possibili sorti del nostro Mister.
Allegri resta, Allegri va, Allegri ha brutti rapporti con Galliani, Allegri ha ottimi rapporti con Galliani.
Ora, in mezzo a questo immenso mare di possibili verità, un dubbio sorge spontaneo. Perché l'unico al quale addossare le colpe di un intero sistema societario andato male devono ricadere su Massimiliano Allegri?
Siamo tutti consapevoli dell'assoluto ridimensionamento della rosa e delle ambizioni societarie.
Un Milan che tra ingaggi risparmiati e cessioni illustri ha risparmiato oltre 180 milioni di euro dei quali circa 20 re-investiti sul mercato, quindi non più del 15%. Avete capito bene, il 15%.
L'altro 85%, ormai regolarmente viene inserito in quella scusa ormai vecchia e poco credibile del bilancio societario. Un bilancio che per l'incolumità del futuro rossonero è stato sempre messo in mezzo dopo la cessione di Kakà prima e Ibra e Thiago Silva poi.
E' assolutamente vero che i debiti effettivamente ci sono, sono reali e non vanno via con un colpo di spugna, ma non è neanche accettabile che per dover risanare un bilancio si debba incidere così pesantemente sulla rosa di una squadra che sembrava aver aperteo un ciclo di vittorie. Già dal 2010 l'evoluzione del Milan era stata così positiva che arrivò quel meraviglioso Scudetto 2011 seguito da una Supercoppa Italiana vinta a Pechino ai danni dell'Inter.
Non si può pensare di trovare sempre quel colpo di fortuna come successo con Nocerino. Il Low Cost non è una scienza esatta, non tutti sono degni di essere poi ritenuti affari.
Negli ultimi giorni, invece, è uscita questa stupenda moda del criticare il Modulo Allegriano.
Si sa, gli italiani sono un popolo di allenatori e a quanto pare il modulo che con tutti gli effettivi in campo ha portato il Milan sul tetto d'Italia ha funzionato, e che solo nella stagione passata per due strane partite a fine campionato contro Bologna e Fiorentina ci stava per dare un secondo tricolore consecutivo, ora non è più un modulo vincente. Ma perchè? E' davvero un modulo sbagliato, o gli interpreti non sono più quelli di una volta? Non mi pare che per Pep Guardiola o per Mourinho nessuno abbia mai rimproverato di usare lo stesso uguale identico modulo da sempre. Ed ecco il perchè, a Guardiola e Mourinho i calciatore glie li portano anno dopo anno, ad Allegri, invece, li portano via.

di Pietro L. Riillo @piexuus

sabato 8 settembre 2012

- Qual è il vero Milan?

Fonte: ilveroMilanista.it

Da ormai tre giorni, la finestra di mercato estiva, si è conclusa. Buona o brutta, lo sapremo presto, ma dopo la sconfitta casalinga contro la Samp alla prima di campionato e la vittoria al ‘Dall’Ara‘ contro il Bologna grazie alla strepitosa tripletta di Pazzini, le idee sul futuro rossonero sono alquanto incerte.

Qual è il vero Milan? Quello del debutto, o quello di Bologna?
Il Milan contro la Samp si presentava così: Solito 4-3-1-2 allegriano con Abbiati tra i pali, De Sciglio sulla destra, Antonini sulla sinistra e Bonera e Yepes i due centrali difensivi. A centrocampo Montolivo accostato da Nocerino e Flamini, mentre, in avanti, Boateng dietro Robinho ed El Shaarawy.
Contro il Bologna, invece, i rossoneri si presentavano così: Sempre 4-3-1-2, Abbiati tra i pali, De Sciglio e Antonini confermati rispettivamente sulla fascia destra e sinistra. Poi ancora Bonera centrale ma affiancato non più da Yepes ma da Acerbi. Centrocampo con Montolivo, Nocerino e Ambrosini a ricoprire il ruolo di mediano. In attacco di nuovo Boateng dietro El Shaarawy e Pazzini dato l’infortunio di Robinho.
Ora, sulla carta, la differenza tra le due formazioni è di tre uomini: Acerbi, Ambrosini e Pazzini. Tatticamente l’unico che NON ha cambiato qualcosa rispetto il suo predecessore è stato Acerbi, che ha disputato una buona prova, esattamente come il colombiano Yepes alla prima di campionato. Prendiamo in considerazione gli altri due uomini da analizzare. Ambrosini prende il posto di Flamini e viene utilizzato da Allegri per ricoprire quel ruolo che Montolivo non sembra apprezzare. Quindi, il capitano davanti la difesa e Montolivo e Nocerino affianco. Certamente l’indisponibilità di Ambrosini contro la Samp è stata decisiva per la scelta di Flamini. Il Mister ha voluto con questa scelta, sì dare fisicità e agonismo di cui Flamini ne è possessore, ma di certo non ha potuto sostituire la capacità del capitano di organizzazione del gioco e quella qualità in più nel contrastare l’uomo senza rischiare di lasciare la squadra in dieci uomini.

Il secondo cambio, come detto, è avvenuto per Pazzini che ha preso il posto di Robinho a causa dell’infortunio del brasiliano rimediato contro la Sampdoria.

E’ certamente sotto gli occhi di tutti la grande prestazione dell’italiano ex-inter che ha fatto rimpiangere Moratti per la sua cessione. Effettivamente l’utilizzo di Giampaolo ha dato quello che con la partenza di Ibra il Milan non poteva rinunciare: un centravanti di ruolo. Il gioco del Milan di Allegri si affida molto su un centravanti che fino alla stagione passata era appunto lo svedese. Un Milan senza un attaccante vero, una prima punta insomma, non può essere la risposta al momento. E’ possibile quindi che sìa questa la chiave di lettura della sconfitta contro la Sampdoria.

El Shaarawy e Robinho, titolari contro la Samp, non sono attaccanti con le caratteristiche imprescindibili che necessita il gioco di Allegri, un gioco che vede molte verticalizzazioni a favore proprio del centravanti di peso. Sì, Pazzini ha anche preso parte alla partita contro i blucerchiati, ma non era da considerarsi ancora nelle condizioni di poter essere decisivo, dati anche i soli 30 minuti di gioco che ha avuto a disposizione. Quindi, a nostro modo di vedere, il Milan non può fare a meno di Pazzini o di un attaccante delle sue caratteristiche. Che venga poi affiancato da una seconda punta che sìa il ‘Faraone‘ o Robinho o Bojan non c’è differenza, ma del centravanti, il Milan, non può proprio rinunciare.

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Twitter @piexuus / @acmilan_topfans

lunedì 3 settembre 2012

- Ma alla difesa chi ci pensa?

Fonte: ilveroMilanista.it

Non serviva la sconfitta rimediata in casa dalla Sampdoria alla prima giornata per capire che al Milan manca qualcosa. Non era necessario attendere il Trofeo Berlusconi per assistere ad una partita che ci ha visto subire 3 gol. E altri 5 dal Real Madrid ancor prima nella trasferta di New York. Si fanno un sacco di nomi. Kakà torna, Kakà non torna. Per Niang manca poco, per Niang c'è da aspettare. Diarra arriva, Diarra non arriva.

 Ma alla difesa chi ci pensa?

Sentendo le dichiarazuioni di Galliani ieri nel pre-partita viene da star male: "In difesa siamo stra-coperti" Ma "stra-coperti" da chi? Bonera? Yepes? O Zapata? O magari da Mexès?

 La verità è che in difesa siamo stra-aperti. Una squadra che in tre delle ultime uscite ha subito 8 gol come fa a definirsi coperta?

Senza un vero centrale, uno che negli ultimi anni non sìa stato solo una riserva, non si può intraprendere un campionato ed una Champions League. Per un reparto delicato come quello della difesa, un uomo solido, forte e capace è l'unica alternativa all'addio di Thiago Silva e di Nesta. In realtà di atleti così ne servirebbe più di uno, ma si sa, di questi periodi bisogna accontentarsi.

Ben vengano i vari Yanga-Mbiwa o Dedè (quest'ultimo ipotesi ormai scartata, stupidamente), perchè se vengono valutati a certe cifre, neanche poi tanto elevate per gli standard a cui ormai siamo abituati in Europa, vuol dire che sono giocatori effettivamente di valore. Ed il Milan di giocatori così ne ha troppo bisogno. Servirebbe un sacrificio della società, ma a quanto pare, sembra disposta a farlo per gente di cui non c'è un vero e imprescindibile bisogno.  

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